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Re: d-i traduzione cdrom-checker



On Thu, 28 Aug 2003 01:52:19 +0200
 Hugh Hartmann <hhartmann@libero.it> wrote:
On Wed, Aug 27, 2003 at 11:44:54PM +0200, ghosts@infinito.it wrote:
Ciao Ghost,
On Wed, Aug 27, 2003 at 04:13:42PM +0200, Ferdinando wrote:
> * Tuesday 26 August 2003, alle 22:44, Giuseppe Sacco scrive:
> > "somme di controllo"
> > A me pare bruttissimo... ovvero, io sono italiano e "somme di
> controllo" proprio non lo capisco, viceversa checksum lo comprendo al
> volo. Nota bene, io so cosa sono le checksum e l'inglese praticamente
> non lo so.
Rieccoli con i flame!
.....

Cavolo, e' stato detto piu' e piu' volte che certi termini tecnici non vanno
tradotti, non si deve scrivere un romanzo, questi sono testi rivolti a
persone che vogliono conoscere ed usare un Os come Debian GNU/Linux, ergo
una traduzione che tenti forzatamente di spigare qualcosa che e' un temine
nato nell'ambito dell'informatica, secondo me e' erroneo (basta vedere le
mlist di qualche anno fa per rendersi conto di quanto tempo e' stato
sprecato per il termine "bug" che poi e' diventato in italiano baco ... E'
come se si volesse discutere sul sesso degli angeli ... :-) per favore con
tutto il rispetto... non perdiamo tempo ... su termini che ormai sono
presenti in tutti i testi e riviste di informatica ... mi sembra evidente
che checksum debba essere usato cosi, casomai si potrebbe, se proprio si
vuole, tradurlo in "codice di controllo" ...

8<---- tanto basta x risponderti, che il resto consegue; non interessa il battuta-su-battuta sul resto.

Dunque, partiamo dalla fine: 'codice' e' affatto generico (CRC?MD5?RS?CKS?), 'somma' traduce letteralmente e descrive - come nell'inglese - che si fa per ottenere quel 'codice'; ma tu preferiresti, a parita' di lunghezza, spiegare meno all'italiano-italiano, forse in ossequio alla regola: 'qui noi si traduce, non si spiega'; quasi mistico... allora davvero meglio 'checksum'. Rig. lo sprecar tempo; se non t'interessa un argomento o ne hai gia' stabilito x te i riferimenti indiscutibili, x te discuterne ancora e' tempo perso ma x altri che si cimentano, evidentemente no. E magari arrivano a migliori conclusioni, nonostante altri ancora abbiano 'detto e ridetto' altra opinione, x quanto (fino allora) condivisa.

Il tradurre termini tecnici (con misura e competenza) certo non crea romanzi, puo' anzi chiarire e rendere +comprensibile e/o intuibile (il vero obiettivo) un testo cmq tecnico; e non si tratta di inserire forzature ma ragionate scelte tra l'originale, meglio se opportunamente marcato, e termini/locuzioni nostrane appropriate, se disponibili. I 'termini tecnici', informatici e non, in qualsiasi lingua, non vengono coniati facendo il checksum di una pag a caso del dizionario, ma generalmente cercando quanto +possibile termini/elementi descrittivi ed evocativi nella cultura comune x descrivere l'oggetto nuovo. E per fini prettamente pratici e didattici: e' +facile da ricordare, spiegare etc. I 'termini/locuzioni nostrane appropriate' si trovano intanto capendo l'oggetto, quindi procedendo nella stessa maniera, pescando nella cultura comune nostrana; il discuterne a lungo con altri seleziona e definisce meglio quella 'base comune' in cui innestare il nuovo concetto - si fa cioe' _cultura_, quello che tu chiami 'tempo sprecato' - invece di meramente aggiungere termini al dizionario esterofilo, magari a scapito di quello italiano. Certo, tante volte il processo non ha esito convincente, rimane il termine estero, ma a buon diritto proprio in ragione di discussioni occorse, non per contabilita' lessicale. Altro che sesso degli angeli; e per inciso, 'bug', come 'thread', non e' manco un termine (d'origine) informatico, mentre 'baco' non e' una traduzione letterale ma rende bene (x me) l'idea (es. se uno pensa ad una mela bacata).

Le riviste italiane d'info... beh, se x te quello e' un riferimento, allora chi si arrovella qui x tradurre starebbe proprio perdendo tempo - altro che checksum, dovresti lasciare (re)boot(are), package(are/ato), download(are/ato), template, query (da pronunciarsi con la 'e' ben larga), release(ato), device, drive, patch(are/ato), post(are/ato) ... x me sono, in gran parte, proprio il modello da rifiutare, per l'accozzaglia di gergalismo gratuito e termini inglesi coniugati/terminati 'all'italiana', e da biasimare x la mancanta occasione didattica.

Sui libri distinguiamo, almeno tra quelli tradotti e quelli pensati e scritti per spiegare le cose agli italiani-italiani; tra i primi (es. http://www.francescomarino.net/biblioteca/pearson_comer.htm) puoi leggere 'somme di controllo' e nessuno pare aver avuto nulla da ridire (fin'ora), ma anche (x farti felice): 'Mentre si può accettare che "log file" venga tradotto come "file di registro", sono assolutamente fuori luogo (quasi esilaranti) termini come "somme di controllo" per "checksum".' (sic), http://online.infomedia.it/riviste/dev/105/articolo05/articolo.htm; nei secondi trovi spesso libri tratti dagli "appunti dalle lezioni di...", dove 'somme di controllo' viene usato disinvoltamente (http://filibusta.crema.unimi.it/~mdamico/mda/studio/appuntopoli/uni_informatica/secondo_anno/reti/parte1_riassunti_pdf/04.pdf) come anche vengono 'ingiustificatamente' (sempre x farti felice) tenute locuzioni come 'well-known ports' (http://filibusta.crema.unimi.it/~mdamico/mda/studio/appuntopoli/uni_informatica/secondo_anno/reti/parte1_lezioni_damiani_pdf/04.pdf) senza un cenno al senso, qui proprio letterale.

Opinioni affatto opposte, li' come qui; chi ha ragione? chi scrive ha almeno la ragione del fare e il diritto di sbagliare - a patto pero' di aver sufficiente cognizione di causa, personalmente (preferibile) o anche come risultato del lavoro collaborativo; ma alla fine deve essere che a.si conosce lingua da tradurre e l'italiano, b.si ha conoscenza dell'oggetto, c.specie x gli it.po, si e' fatto uso dell'oggetto; talvolta purtroppo qui si legge che chi si cimenta nella traduzione, se proprio non conosce l'argomento, cmq ammette di non aver mai usato l'oggetto (sw) in questione, quindi non ha ben chiaro contesto e significato dei messaggi nel .po, e questo puo' provocare dei guai; il 'mio' utente infatti, non e' uno che vuole _imparare_ (Debian)GNU/Linux, ma l'utente medio che intende _usare_ il sistema x le sue faccende, x cui probab. non fara' mai 'man qualcosa', non si crogiola nel gergalismo di qualche rivista, e l'unica info testuale di sistema che gli capita di vedere viene appunto dagli .po.
Che, pertanto, piu' chiari ed spliciti sono meglio e'.

Opinioni mie, naturalmente (ma sono in compagnia), criteri che applico quando mi capita di tradurre e spiegare.


ciao, Hugh


-- paolo
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