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Re: Domanda su ututo e gNewSense



On date Monday 2008-09-15 20:03:55 +0200, Davide Prina wrote:
> ahi, ahi, ahi ... top quoting ... questo è male ;-)
>
> ghostdog wrote:
>
>> il mio parere è che si debba includere il closed necessario.. ma che si
>> debba contemporanemanete sviluppare open per levarlo di mezzo il prima
>> possibile.. ubuntu in questo campo non mi pare si stia impegnando molto
>> ( direi per niente)
>
> questa però è un po' una contraddizione.
> Se si mette a disposizione software non libero e funzionante e  
> contemporaneamente si mette a disposizione software libero, ma non  
> completamente funzionante o non con le stesse prestazioni del primo,  
> allora si avrà già da subito un numero bassissimo di utenti e poche  
> persone disposte a migliorarlo.
>
> Secondo me la strada migliore da seguire è quella di eliminare tutto il  
> software proprietario e di portare avanti lo sviluppo delle alternative  
> libere.
>
> Però confermo che, in alcuni casi, in ambiente lavorativo non si ha a  
> disposizione software libero, non dico all'altezza, ma addirittura non  
> adatto per svolgere la propria attività lavorativa. Almeno nel mio caso  
> tali software sono molto pochi, ma per ora non ho trovato un'alternativa  
> valida a prodotti non liberi ... e preferisco poter usare il 98% di  
> software libero e un 2% di non libero sperando di poterlo eliminare in  
> futuro.
> Per uso non lavorativo penso che il software libero metta a disposizione  
> tutto quanto necessario per riuscire a non usare software non libero.
>
> Quello che si potrebbe fare è cercare di aiutare alla creazione o al  
> miglioramento del software libero che reputiamo non all'altezza. Se  
> ognuno da un piccolo aiuto usando le proprie capacità, esperienza, ...  
> quello che ora sembra impossibile può diventare realtà.

Condivido appieno, il messaggio che bisogna trasmettere è che il
software libero più che un "prodotto" è il frutto di un processo
sociale che coinvolge tutti i suoi utenti, perciò ha senso parlare di
comunità degli utenti.

Come diceva Gandhi: "Quello che puoi fare è assolutamente
insignificante ed è assolutamente fondamentale che tu lo faccia",
anche un piccolo contributo può essere determinante perché tale sforza
viene usufruito da N persone grazie alla riproducibilità del software.

Senza un attivo contributo della comunità (anche come supporto
economico) è difficile che il SW libero possa raggiungere un livello
di qualità e di usabilità comparabile con quello prodotto con una
organizzazione più strutturata (pur con tutti i limiti del modello di
sviluppo del SW proprietario).

Inoltre questo sforzo è su base volontaria, gli sviluppatori di
software libero non hanno i mezzi organizzativi e finanziari delle
grandi corporazioni, perché sia possibile ottenere un risultato utile
è fondamentale che non vi sia duplicazione del lavoro, le energie
dovrebbero essere rivolte a migliorare il SW soprattutto a livello
upstream piuttosto che duplicare lavoro a livello di ogni singola
distribuzione, e anche il proliferare di decine se non centinaia di
distribuzioni spesso senza una reale necessità tecnica/sociale
comporta uno spreco di energie e di lavoro che potrebbero essere
impiegati in modo più proficuo (mi viene in mente Stallman quando
diceva "sarebbe più utile asfaltare una strada" piuttosto che
dedicarsi allo sviluppo di una nuova distribuzione).

Saluti.


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