Re: xpiacere ..un aiuto a una nuova linuxiana..alle prese con una tesi sul pinguino.. :-)
poiché la Debian è la distribuzione che segue maggiormente la filosofia
di Stallman (infatti nel nome vi è GNU/Linux o GNU/HURD) parlare di open
source non è poi molto corretto. Per Stallman l'open source è qualcosa
di diverso dal free software (software libero).
L'open source è un termine generico che racchiude in se differenti
interpretazioni. E' stato adottato da alcuni, ma non tutti!, perché la
parola free ha due accezioni differenti: libero e gratis ...
(naturalmente è da intendere soltato l'accezione libero e non quella di
gratis) e così evitare che la gente fosse "ingannata" da questo doppio
senso. Da tenere presente che in inglese non esiste un altro termine che
possa esprimere allo stesso modo la parola italiana "libero".
Detto questo ti consiglio di leggerti questo:
http://www.apogeonline.com/ebooks/2003/90045/CodiceLibero/
E' un po' la storia di Stallman e di conseguenza della nascita del free
software, ci sono vari esempi che possono essere usati per i tuoi
capitoli 3 e 4 (anche se per me sono esempi impropri, perché non sono
pertinenti con la reale natura del software libero, è qualcosa di
contorno che potrebbe essere totalmente assente senza causare la benchè
minima modifica al free software)
Posso dirti in breve come la penso io e come interpreto io il mondo del
software libero.
Il software libero non è nato per permettere l'ottenimento di "successi"
economici; è nato per permettere a chi lo fa di poter condividere le
proprie conoscenze/esperienze con altri e far si che non ci possa essere
nessuno che si possa impadronire di queste conoscenze/esperienze
impedendo ad altri il loro utilizzo.
E' nato per permettere di creare dei prodotti liberi e che possano
restare liberi per sempre.
Per libertà si intende la libertà dell'utilizzatore di poter fare quello
che vuole con tale prodotto: di aver a disposizione i sorgenti per
studiarli/modificarli/migliorarli, di poterlo copiare e passare ai
propri amici, per poter scambiare idee in merito e avere la possibilità
di integrare le proprie idee in qualcosa di già esistente (si può
vederlo come per dar sfogo a delle "proprietà" intrinseche dell'uomo:
l'amicizia, il confronto e l'aiuto reciproco).
Per far tutto ciò vengono tolti dei diritti a chi crea il prodotto e
tali diritti sono dati a coloro che lo utilizzano.
Tutto questo è possibile grazie alla licenza GPL ideata da Stallman e da
varie fonti battezzata come "virale" perché ciò che è sotto GPL può
essere usato soltanto se anche il risultato viene rilasciato sotto tale
licenza.
A pensarci bene però è forse vero il contrario, è "virale" una licenza
proprietaria attaccata ad un codice chiuso e non la GPL: un virus è
qualcosa che è parassitario, che sfrutta le risorse dell'organismo che
lo ospita fino ad arrivare persino ad uccidere chi lo nutre.
Se un programmatore è assunto da un'azienda e crea per essa un dato
software lui non ha nessun diritto su ciò che ha creato, non può
utilizzarlo, non può confrontarsi con altre persone esterne alla propria
società, non può vedere altre soluzioni fatte da altri, ...
Se la società fallisce il suo software può non arrivare mai ad un utente
finale e lui non potrà mai usarlo (potrebbe usarlo dopo che sono scaduti
i diritti d'autore ... diritti detenuti dall'azienda e non dall'autore,
ma come si sa un software diventa obsoleto già dopo 5 anni, quindi in
queste situazioni il software è morto)
Addirittura se vuole cambiare azienda passando dalla società A a B, A
potrebbe impedirgli di sviluppare un software concorrente al suo in B ed
in ogni caso potrebbe impedirgli di contribuire ad un progetto libero
nello stesso settore ... per questo basta vedere tutte le polemiche con
il caso SCO.
Se un'altra azienda C decide di voler usare quel dato software deve
prima di tutto trovare un accordo con A, pagargli i diritti per l'uso e
magari ottenere le specifiche interne per poter integrare i due
prodotti; normalmente questi accordi sono accompagnati da clausole che
obbligano C a non sviluppare mai un prodotto concorrente ad uno di A,
pena il decadimento del contratto d'uso.
Così facendo una società può arrivare ad occupare una posizione di
monopolio e quando ci arriva tende a non migliorare il proprio software
se non in parti non tecnologiche come l'estetica; e cercare di
ingabbiare in qualche modo i propri utenti impedendgli, con tutti i
mezzi che ha a disposizione, la migrazione verso i possibili concorrenti
futuri impedendo che questi possano addirittura "nascere".
Quindi la GPL può essere vista come "virale" dove per "virale" si
indende che tale licenza si propaga sul software che incorpora uno già
sotto tale licenza, tale "virus" però stimola la nascita di nuovi
software e ne garantisce un'ottima "salute" futura; mentre le licenze
proprietarie possono essere viste come "virali", ma come agonia,
sterilità e lenta morte dello sviluppo del software a cui viene
associata dopo che tale software riesce a raggiungere una posizione di
monopolio.
Io penso che se non ci fosse stato Stalmann non saremmo di certo
arrivati ai livelli tecnologici attuali (del software naturalmente) ed
il progresso nel software sarebbe lentissimo.
Detto questo la GPL non è affatto contraria all'ottenimento di un
indennizzo economico, anzi vi sono numerose norme che
regolano/permettono l'ottenimento di soldi anche in cambio della sola
copia e distribuzione di software fatto da altri (molti hanno fatto i
soldi in questo modo).
Io penso che lo stimolo principale che faccia si che una persona
partecipi ad un progetto di software libero sia dovuta al fatto che è
interessata ad avere quel software con quelle funzionalità che
attualmente non ha a disposizione; chi partecipa ad un progetto vuole
lui per primo poter usare tale prodotto e quindi partecipa nella maggior
parte dei casi durante il suo tempo libero e senza avere un
corrispettivo monetario per il lavoro/tempo dedicato.
Questo è di sicuro un punto di forza, perché chi partecipa vuole
arrivare ad ottenere il massimo (visto che lui sarà il primo
utilizzatore vuole avere a disposizione il meglio), non gli interessa il
tempo che ci vorrà per raggiungerlo (non ha scadenze), ne il fatto se
dovrà fare tutto da solo, con poche altre persone che magari mai vedrà
in faccia o con una comunità di migliaia di individui sparsi per tutto
il mondo.
Questo punto di forza e la base vitale (la "linfa") del software libero;
però tale aspetto può generare (o meglio almeno all'inizio genera) un
punto negativo, il punto che forse viene visto come carenza maggiore nel
software libero: chi sviluppa software libero non è interessato nella
maggior parte dei casi ad ottenere un qualcosa di facilmente usabile o
user friendly, lui è interessato ad avere a disposizione uno strumento
che fa quello che a lui serve e nel modo migliore possibile. E' per
questo che molte parti sofware libere non hanno un interfaccia grafica o
sono molto complessi da usare per un neofita.
C'è da dire anche che man mano che aumentano i tools a disposizione poi
nascono progetti che permettono di razionalizzarne l'uso, di integrarli
tra di loro e di permetterne una più semplice
configurazione/installazione/... questo secondo step permette di
avvicinare al software libero anche chi non sarebbe in grado di gestire
il prodotto "grezzo" iniziale.
Inoltre sono nati vari gruppi che hanno come scopo quello di facilitare
l'uso dei software liberi creando interfacce grafiche user friendly e
configurazioni/installazioni automatiche o semi automatiche; molte volte
questo è fatto da società il cui scopo è quello di guadagnare denaro
offrendo queste "facilitazioni" aggiuntive (come è noto le società
commerciali preferiscono sempre avere un prodotto "bello" che attragga
il possibile compratore prima di risolvere le carenze tecniche alla base).
Quando si parla di sostenibilità bisogna tener presente che il modello
del software libero è nato circa vent'anni fa e che da allora non ha mai
passato un periodo di crisi, anzi il suo sviluppo/crescita è costante
nel tempo.
L'errore secondo me è quello di identificare il software libero come una
tipologia di business; può essere usato anche per questo, ma il suo vero
fluido vitale deriva da ciò che non è business.
Le prospettive future sono determinate dai governanti (e non dalla
"concorrenza"), se questi tenderanno a fare delle leggi che ne
impediscono l'uso e la diffusione le cose potrebbero peggiorare.
Per esempio la recente multa alla microsoft per il mediaplayer in realtà
può essere vista come cosa negativa per il mondo del free software
poiché è stato dichiarato che un prodotto proprietario può richiedere
pagamenti ai software che usano le sue API per integrarsi con esso ed
offrire altre funzionalità; questo secondo me è completamente ingiusto
perché se uno sviluppatore di software libero integra qualcosa con un
altro software permette a quest'ultimo di aumentare la propria clientela
magari attratta anche dalle nuove funzionalità introdotte, inoltre la
maggior parte delle persone che sviluppano free software non avrebbero i
soldi da pagare tale integrazione (anche perché nessuno paga loro per
quello che fanno); come conclusione si arriverebbe alla chiusura di
molti progetti integrati con software commerciale ed attualmente
ampiamente usati.
Se invece i governanti non ne ostacoleranno la diffusione io vedo il
futuro più roseo poiché il modello è vincente come già ampiamente
dimostrato.
La sostenibilità del modello è intrinseca al modello stesso poiché non
basandosi sulle leggi di mercato non ha da temere che la mancanza di
fondi o il ristagno in un determinato settore abbiano delle
ripercussioni sullo stesso.
Un esempio banale: se l'azienda produttrice di un prodotto commerciale
vede che tale prodotto non "tira" può decidere unilateralmente di
ritirarlo dal mercato (non produrre più versioni successive e magari
terminare l'assistenza da un giorno all'altro); se poi fallisce può
terminare molto bruscamente sia l'assistenza che il rilascio di patch
magari vitali per l'utilizzo di tale software.
Un software libero non segue le leggi di mercato e quindi il suo
sviluppo procede anche se gli utilizzatori calano (magari rallenta lo
sviluppo, ma di sicuro chi lo usa continuerà a collaborare). Se il team
che lo produce cessa all'improvviso ogni attività ci saranno sempre a
disposizione i sorgenti e chiunque potrà riprenderne lo sviluppo e
supporto (ci sono svariati casi).
Ciao
Davide
Diego ha scritto:
Mmmm ops non sono stata chiara.. :-(
ho bisogno di approfondire i seguenti temi..
"modelli di business basati sull'OS"
"prospettive future del modello open source"
"sostenibilità del modello open source"
Grazie!!!
Alessia
On Tuesday 30 March 2004 22:45, Leonardo Boselli wrote:
Se non ci dici come è suddivisa, come possiamo risponderti sul "terzo e
quarto capitolo" ????
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