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Re: Linee guida del team



Ciao Francesca,
rispondo sulla parte dei «Portable Object»

Il giorno gio, 21/10/2010 alle 12.27 +0200, Francesca Ciceri ha scritto:
[...]
> 1. c'è qualcuno qui che conosce/si è occupato, specificamente, di traduzione
> di file .po in Debian e che possa fornire qualcosa in più di un paio di link a
> chi arriva in lista a chiedere come fare a contribuire in quell'area? 
> (domandone iper-retorico)
> Capisco l'obiezione possibile: il RTFM è bastato e avanzato per tutti noi,
> specie se corredato dalle indicazioni di dove si trova il manuale suddetto.
> Tuttavia, usando un filo di empatia - che non guasta - vorrei far notare che
> chi decide di contribuire a Debian è sempre un po' incerto circa le sue
> capacità, si trova a fare una cosa che non ha mai fatto e sarebbe utile - per
> lui e per la qualità delle sue traduzione attuali e future - un minimo di
> interazione/tutoraggio che vada oltre appiccicare un link in una mail.
> 
> Io non ho mai tradotto file .po in generale, nè tantomeno so come muovermi
> nello specifico in Debian: ho capito il funzionamento di base della procedura,
> ma sarebbe più carino se qualcuno che se ne occupa da tempo diventasse un
> punto di riferimento per i nuovi traduttori. 
> Tra l'altro dubito che ci si possa permettere di ignorare e sprecare nuovi
> aspiranti traduttori che un caso fortunato ha condotto da noi. ;)

I file PO sono composti da una intestazione che identifica il file, il
traduttore, la data di aggiornamento, il progetto di appartenenza, e
altre informazioni generiche sul file; seguita da una serie di coppie
msgid/msgstr per il testo originale e quello tradotto.

Questo formato è nato per la traduzione dei messaggi di test degli
applicativi, ma è stato poi esteso anche a sistemi diversi. Alcune
persone trovano comodo imparare un solo strumento per la traduzione (e
ce ne sono parecchi: io uso spesso il po-mode di emacs, ma ce ne sono
molti altri).

Oltre ad essere utile per la traduzione, è anche comodo per le
revisioni, perché permette di avere sott'occhio sia il testo originale
che quello tradotto. Aggiungo che nelle traduzioni dei messaggi dei
programmi si ha sempre questa agevolazione, mentre nella traduzione di
manuali docbook questo non è sempre vero perché la lunghezza dei
paragrafi che vengono tradotti non permette sempre di avere sullo
schermo sia il testo originale che quello tradotto.

In Debian l'utilizzo dei PO è almeno il seguente:

1. la traduzione dei testi dei programmi. In questo caso i file sono di
norma gestiti dagli autori del programma;

2. la traduzione dei testi debconf, cioè le domande effettuate agli
utenti durante l'installazione e configurazione del pacchetto. In questo
caso i file si trovano all'interno della directory debian/po all'interno
del pacchetto sorgente;

3. le pagine del manuale -- nel senso del «man» --, tramite il programma
po4a. In questo caso non si tratta di file già disponibili ma di file
generati apposta per la traduzione. Le traduzioni vengono poi integrate
nel pacchetto originario e il file PO sparisce;

4. la documentazione in formato docbook. Ci sono parecchi manuali
Debian, come il manuale d'installazione di Debian, disponibili in
formato docbook, che vengono convertiti in PO per agevolare la
traduzione.

Il coordinamento delle attività sui vari fronti è frastagliato. Per i
programmi e le pagine di manuale ci si accorda con gli autori, per i
debconf si aprono segnalazioni sul BTS, per i docbook ci si accorda con
gli autori oppure ci possono essere strutture più complesse come quella
dell'esempio che ho citato (il manuale d'installazione).

Ciao,
Giuseppe


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