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Re: [revisione] DPN 11



Ciao Giovanni.

Il giorno sab, 11/09/2010 alle 10.16 +0200, Giovanni Mascellani ha
scritto:
> Il 09/09/2010 13:13, Francesca Ciceri ha scritto:
[...]
> Qui non sono molto d'accordo. Introdurre un vocabolo come "debug" in
> italiano senza introdurre le sue forme "parallele" (ossia quelle che in
> inglese sarebbero "debugging", "to debug", e tutte le forme coniugate e
> declinate che in italiano sono milioni) è molto scomodo. Secondo me i
> giri di parole come "effettuare il debug" sono piuttosto scomodi per la
> lettura (soprattutto quando la loro introduzione comporta un eccessivo
> sovraccarico della frase, cosa che, nella mia esperienza, spesso capita).

Sarà anche vero che si «crea un sovraccarico», ma io la vedo
diversamente. Accetto volentieri l'adozione di sostantivi, ma mi vengono
dei terribili pallini rossi sulle braccia se sento la pseudo traduzione
dei verbi. Con mio rammarico ammetto di conoscere persone che utilizzano
termini come updatare, pluggare, forwardare o debuggare; ma prima o poi
mi deciderò a togliere loro il saluto :-)

> Secondo me conviene trovare un modo che permetta di utilizzare anche le
> forme parallele. Si può discutere sul fatto che tali forme debbano
> essere direttamente trasportate dall'inglese oppure italianizzate
> (creando, per esempio, il verbo "debuggare"). In generale preferisco le
> forme inglesi (un esempio per tutti: "cachare"), ma casi specifici
> possono richiedere valutazioni specifiche.

Ah, ecco, dimenticavo «cachare». Una parola francese, presa in prestito
dall'inglese, e poi definitivamente storpiata dall'italiano :-)

> Nel caso specifico, secondo me "debugging" è sufficientemente utilizzata
> da rendere i benefici dell'evitare una chiosa come "effettuare il debug"
> superiori ai malefici (sembra una stregoneria, ma in effetti il
> contrario di "beneficio" è "maleficio") di utilizzare una forma inglese.

Il Devoto Oli la pensa diversamente. Maleficio: 1. pratica magica
diretta a ottenere il danno [...]; 2. azione moralmente riprovevole
[...].

In qualche modo sono comunque d'accordo con te: l'arte del «debugging»
ha spesso un qualcosa di magico :-)

> > Non puoi neanche sostituirlo con "correzione" dal momento che il debug e la
> > correzione sono due operazioni assai diverse: spesso avvengono nello stesso
> > contesto, certo, ma non sono necessariamente equivalenti nè contemporanee.
> 
> Si potrebbe discutere: per quanto mi riguarda, sia nell'uso corrente che
> nel significato etimologico "debug" si riferisce all'intera operazione
> di togliere i bug, dunque comprende tutte le operazioni di triaging,
> isolamento ed identificazione del bug, progettazione di una soluzione
> (quando necessaria, ossia quando il bug non è facilmente risolvibile) e
> relativa implementazione (che, immagino, sia quella che tu chiami
> "correzione").

Vero: «debug» è diverso da correzione. Possiamo anche discuterne, ma
solo se vogliamo introdurre delle sineddoche, il che non è normalmente
possibile in una traduzione che debba conservare anche lo stile
dell'originale.

> > Altri sostantivi vengono usati come verbi in inglese: "to blog" va tradotto in
> > genere come "scrivere un articolo sul blog", "to post" vi prego, non "postare"
> > ma ancora una volta "scrivere un messaggio/articolo" e via dicendo. Attenti a
> > "to quote" che non ha in inglese il significato che ha assunto nella nostra
> > storpiatura italiana "quotare" (peraltro il verbo quotare in italiano esiste
> > eccome, e vuol dire tutt'altro!).
> 
> Perché "to quote" non ha lo stesso significato di "quotare" (inteso come
> traslitterazione dell'inglese, non come parola italiana)? A me sembra
> che entrambi indichino l'operazione di introdurre nel corpo di un'email
> o di un messaggio le parti rilevanti di un altro messaggio al quale si
> sta rispondendo allo scopo di facilitare la comprensione e la
> ricostruzione del filo del discorso.

Non mi è chiaro quanto hai scritto: mi sfugge il significato di
«traslitterazione» visto che parliamo di inglese e italiano, cioè lingue
con (sostanzialmente) lo stesso alfabeto. 

In ogni caso «quotare» ha il significato di «valutare» in vari contesti
(ad esempio scommesse, classifiche, altezze), mentre non ha nulla a che
fare con le virgolette o le citazioni.
Lo stesso Devoto Oli di prima (è del 2000 ma evidentemente era già
proiettato in avanti), riporta la parola «quote» descrivendola così:
Parte di un messaggio di posta elettronica o di un intervento in un
forum o in un newsgroup, inclusa in un messaggio successivo per
commentarla o discuterla. [Propr. «citazione»]

Riassumendo: preferisco usare i termini italiani o, se l'italiano fa
difetto, quelli originali, senza mai declinarli o coniugarli. Nel caso
dell'uso di parole straniere adotto anche il corsivo per evidenziarle.
Se per usare una parola inglese non declinata devo aggiungerci un'altra
o due parole in più, lo faccio volentieri senza pensare che sia un
«sovraccarico».

Ciao,
Giuseppe


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