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Scacco matto al software proprietario [lungo]



Navigando sul sito di suse, mi sono imbattuto su un'offerta per il
mercato enterprise. Si tratta del pacchetto "SuSE Linux Openexchange
Server". La cosa che mi ha fatto riflettere è che si tratta di un
prodotto che viene venduto in base al numero dei client che si
collegheranno al groupware. E' già accaduto in passato con Caldera e ora
accade di nuovo con Suse. Ancora una volta vengono meno i principi del
software libero, in nome del profitto. Ma non voglio criticare la suse
per questa scelta e sono convinto che se hanno deciso così, significa
che non si poteva fare altrimente. Il problema è sempre quello :
le politeche economiche a sostegno del software libero sono deboli.
Hanno provato con la certificazione, con l'assistenza e, quando la
situazione è diventa nera, con il software proprietario mischiato con
quello libero, ma in ogni caso la strada è sempre stata in salita.

Tutti sappiamo che il software necessità di molte ore per essere
sviluppato e siamo sicuramente d'accordo che un programmatore debba
essere pagato per il suo lavoro. Ma siamo anche convinti che non sia
giusto che l'utente venga privato delle libertà fondamentali (studio,
copia, modifica) in nome del profitto.
Come è possibile allora conciliare la necessità del programmatore di
guadagnarsi il pane con le libertà dell'utente?
La soluzione a questo problema è che l'utente paghi il programmatore. In
cambio avrà il software di cui ha bisogno e manterrà le sue libertà.

Ma allora, perché la maggior parte del software libero che oggi usiamo è
stato sviluppato da programmatori non retribuiti? Perché oggi se un
programmatore XY decide di lasciare il suo lavoro dove scrive codice
proprietario, per diventare un programmatore di software libero equivale
a dire che va a lavorare senza stipendio?

Secondo me è necessario un cambiamento di direzione. Basta dipendere da
red hat, suse, ibm, hp etc. etc. sperando che sovvenzionino questo e quel
progetto. Siamo noi utenti che dobbiamo sovvenzionare *direttamente* i
programmatori. Il programmatore di software libero deve diventare una
professione a tutti gli effetti e ben retribuita. Qualcosa c'è già :
il sito della gnu e spi-inc.org permettono di fare donazioni, ma ciò non
basta. Bisogna creare un legame più forte tra l'utente e lo
sviluppatore.

Tutti sanno che lo sviluppo del kernel avviene con costi veramente
piccoli se confrontati a quelli che richiederebbe un modello closed
source. E' questo è positivo, perché significa che anche con poche
risorse sono riusciti a ottenere risultati eccezionali. Ma ora
immaginiamo che cosa accadrebbe se lo sviluppo del software libero
avesse a disposizione le risorse economiche che ha il modello
proprietario? Scacco matto per il software proprietario.

La mia idea consiste nel creare una organizzazione non-profit che metta
in contatto l'utente finale con lo sviluppatore. Più o meno dovrebbe
funzionare così :
L'utente paga una quota che può essere di qualsiasi importo. Questi
soldi rimangono fermi finché non decide di finanziare economicamente uno
sviluppatore. Ad esempio un amico gli fa provare un nuovo programma per
scrivere testi e decide quindi di donare un euro al programmatore che
sviluppa l'editor. Oppure uno sviluppatore rilascia un patch per il
supporto di un nuovo dispositivo e quindi il nostro utente decide di
esprimere la sua riconoscenza, donando un euro allo sviluppatore. La
stessa cosa si potrà applicare a chi mantiene i pacchetti debian, a chi
scrive i manuali, gli howto etc. etc.

Il tutto avverrebbe nella più completa trasparenza. Infatti dovrà essere
possibile esaminare quante donazioni ha ricevuto lo sviluppatore caio e
da chi. Ovviamente gli utenti, potranno effettuare le loro donazioni
rimanendo anonimi. In questo modo se due sviluppatori collaborano
entrambi allo stesso progetto con egual impegno, potranno entrambi
ricevere la loro quota, perché gli utenti potranno verificare le
donazioni fatte in precedenza. Questo inoltre permetterà di applicare un
metodo meritocratico. Gli sviluppatori più bravi, verranno finanziati
maggiormente, perché riconosciuti come tali dalla comunità.

Ipotiziamo una base di utenti di 5'000'000 che pagano una quota di 10
euro al mese. Considerando 2000 euro come stipendio per ogni
sviluppatore, questo significa che potremmo avere 25'000 sviluppatori
che lavora full-time su progetti di software libero!

Inoltre ogni sviluppatore full-time di software libero in più, significa
uno sviluppatore in meno per il software proprietario e più sviluppatori
implica più programmi, più programmi implica più utenti e più utenti
implica più quote etc. etc. In poco tempo si innescherebbe un effetto
domino che travolgerebbe il vecchio sistema del software proprietario,
dimostrando che è venuto il momento di mandarlo in pensione.

Questa è solo una bozza di come dovrà funzionare questa organizzazione.
Fatemi sapere cosa ne pensate.

Ciao, Alberto.
-- 
Nei requisiti c'era scritto: Windows 95 o superiore -
Così ho installato Linux



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